E' la storia di Tim che, raggiunta l'età maggiore, viene finalmente iniziato dal padre (Bill Nighy, un grande della sontuosa tradizione attoriale anglosassone) al segreto dei maschi in famiglia: la facoltà di viaggiare nel tempo. Ritornare indietro, possibilmente con l'intenzione di rifare le cose alla meglio. Ora, a vostro parere, quale sarà la sua prima opzione? Ovvio, trovarsi finalmente la ragazza giusta: anche se poi con la deliziosa Rachel McAdams (la canadese con già in curriculum Wes Craven, Ritchie, Woody Allen, de Palma e Terrence Malick…) non è detto che i giochi siano già fatti.

Riavvolgersi, per quindi srotolarsi: una prerogativa che il cinema ha fatto sua da tempo. In un gioco dove la fantasia sfida continuamente la realtà. Una meccanica che in About time funziona alla perfezione tra comicità e grazia, condita da quei dialoghi irresistibili che solo gli anglosassoni sanno costruire, sul minimalismo d'inflessioni, mimiche o vocali, che servono loro per costruire personaggi e situazioni soavemente sfumati.

Peccato che questo stato di grazia non resista appieno fino al termine: se la levità della commedia sentimentale non mancherà di consolare gli spettatori in ansia di happy end è un po' la logica della scommessa che pare incrinarsi, la fluidità incepparsi, l'humour lasciare posto alla spiegazione. Sarebbe stato un capolavoro.